Hong Kong Special Administrative Region of the People’s Republic of China
PHOTO DIARY
Con il sopraggiungere della notte la città letteralmente si accende, diventando uno spettacolo indimenticabile che si dilata verso le stelle e lungo la superficie dell’acqua.
La miriade di luci al neon iniziano a riflettersi ovunque, nelle pozzanghere, lungo i vetri a specchio dei palazzi, nell’acqua della baia. Tutto intorno i mercatini serali riaprono frenetici e le strade continuano ad essere affollate della costante ed onnipresente moltitudine di persone.
Camminare lungo i vicoli e le stradine di Kowloon genera in me un turbinio di pensieri, un flusso di emozioni alle quali non riesco a fare a meno.
La memoria mi riporta alla mia adolescenza, ed il ricordo dei racconti di viaggio del nonno del mio migliore amico rende quel momento unico e speciale. L’immagine fantasiosa di questa città proiettata verso il cielo si era stampata fin da allora nella mia testa, ed aspettava solo di essere rimpiazzata da quella reale.
Ad Hong Kong i segni dell’occidentalizzazione sono visibili e molto profondi, e vanno dalla cucina al modo di vestire dei suoi abitanti, dalla guida a sinistra al radicalizzato uso dei social networks. E’ realmente un mix tra cultura cinese ed anglosassone, ed essere qui è come trovarsi in due continenti diversi con un unico viaggio.
Tradizione e modernità camminano gomito a gomito in un luogo che ha radici storiche profonde, ma un’autonomia economica e sociale molto fragile ed ambita, localizzata in un contesto geopolitico fortemente influenzato dal crescente espansionismo cinese.
Hong Kong e i suoi abitanti manifestano con fierezza questo essere al tempo stesso figli dell’Asia e dell’Europa, mostrando orgogliosamente il passato e lo spirito asiatico, ma allo stesso tempo valorizzando quello britannico.
Perché è proprio lungo le sue strade che respiri questo connubio consolidato, dove tra un grattacielo e l’altro non è raro trovare un tempio, un negozietto o un piccolo ristorante che segue le antiche consuetudini.
La cosa che onestamente mi sbalordisce è il numero dei suoi grattacieli.
E’ considerata la città più verticale al mondo, perché ospita, in un’area limitata territorialmente, il maggior numero di grattacieli più alti esistenti. Ed in effetti constato coi miei occhi che questi giganti di acciaio e vetro si ergono da qualsiasi parte tu possa volgere lo sguardo.
Ci sono persone ovunque di ogni età ed estrazione sociale che camminano rapide, del resto ha anche una densità di popolazione altissima ed una delle aspettative di vita più longeve del pianeta. E’ una città con un tenore di vita mediamente alto, ma mi affascina questo contrasto sociale nel quale spietati uomini d’affari, padroni dei destini dell’economia globale, consumano il loro pranzo nel chioschetto di strada gestito dalla coppia di vecchietti di turno.
Tutto quanto crea un effetto quasi claustrofobico, ma del resto è normale.
A Hong Kong la cosa che manca è la terra, tanto che il prezzo di un metro quadrato assume valori pazzeschi e a volte quasi inarrivabili. Non ce n’è abbastanza per costruire in larghezza, e quindi tutto si sviluppa in altezza. All’interno di palazzi e grattacieli si sfrutta ogni millimetro di spazio disponibile, mischiando appartamenti ed unità abitative super funzionali con negozi, alberghi, uffici e ristoranti. Insomma, tutto quello che ci può stare.
Questo ha dato la luce a edifici particolari e suggestivi, ma anche a veri e propri mostri residenziali, come lo Yick Cheong Building, simbolo di una moderna oppressione urbana che dà la sensazione di privarti dell’aria e della libertà.
Benvenuti tra le pagine del mio diario di viaggio!
Potranno sembrarvi un po’ vintage in alcuni casi, e sicuramente troverete cose di cui parlo che sono cambiate nel tempo.
Ma ci sono luoghi, viaggi ed esperienze che mi piace ricordare così.
Buona lettura!
Lasciate un commento, ditemi se siete già stati in questo bellissimo Paese e cosa ne pensate.
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