MADAGASCAR

PHOTO DIARY

Gennaio 2008, Nosy Be, Madagascar

Il tender boat è pronto e si stacca velocemente dalla nave carico fino al limite consentito. Mi sporgo all’esterno, per calamitare sul mio viso i caldi raggi del sole e godere ancora una volta di quel panorama. Siamo in rada, le lance di salvataggio faranno avanti e indietro tutto il giorno come al solito per trasportare passeggeri ed equipaggio a terra, verso la piccola ma sovraffollata banchina di Nosy Be.

La località è il realtà un punto di partenza alla scoperta delle meravigliose isole che la circondano, tra le quali Nosy Tanikely, Nosy Komba e Nosy Sakatia. Komba significa lemure nella lingua locale, il malgascio, e quindi si può facilmente immaginare quale sia la caratteristica di questa meta. Nosy Tanikely è invece è l’isola più visitata di Nosy Be. I suoi fondali sono una riserva marina protetta che offre uno spettacolo subacqueo di assoluto pregio grazie alla barriera corallina, ai pesci tropicali, le tartarughe e i delfini.

Un lemure curioso

Un lemure curioso

Che cosa si può raccontare di questo ritaglio d’Africa, di questa minuscola isola verdissima incastonata nell’oceano Indiano? Qui, come in tutto il resto di questo grande continente, c’è qualcosa che rende tutto maledettamente unico, insondabile, affascinante. Non puoi evitare di  invaghirti dell’Africa, e non te la riesci a scrollare di dosso facilmente. Ti si insinuano gli odori nella pelle, i colori negli occhi, i ritmi nelle vene e le emozioni nel cuore. C’è una luminosità nei colori a cui non riesci a dare spiegazioni.

In Madagascar la natura è vigorosa ed incontrastata. E’ forte e agile come i suoi abitanti, e come le migliaia di palme che contornano la costa. Non ha ancora subito la mano pesante della civilizzazione e della globalizzazione come altri Paesi africani, e tutto appare ancora genuino.
Scene di ordinaria normalità, che possono diventare straordinariamente esotiche agli occhi dei turisti, si susseguono scandendo i ritmi vitali di un mondo ancora lontano dagli schemi sociali moderni.
Ovunque volgi lo sguardo frammenti di vita quotidiana si intrecciano senza sosta: donne dai visi pitturati e dai grandi sorrisi dedite a ricamare tovaglie e parei o impegnate a farsi belle sulle porte delle loro povere ma dignitose capanne di lamiera e legno, bambini nudi chinati a fare incuranti i loro bisogni. Ed ancora, galli e galline sparpagliati ovunque e ragazzini che corrono dietro a palloni di stracci o che fanno a gara a tuffarsi in mare in gare di abilità. Queste sono solo alcune delle scene quotidiane a cui normalmente si può assistere passeggiando tra i villaggi.

Anche oggi lo sbarco in rada di Nosy Be mi rievoca immagini affascinanti di epoche coloniali ormai passate e lontane. Le canoe dei locali ci hanno già attorniato. Allargo lo sguardo, tutta la nave ne è circondata.
Portano frutta, statuette e maschere intagliate nel legno, piccoli teschi di squalo, coralli, conchiglie, tele straordinariamente dipinte a mano. Trasportano e offrono alzando verso il tender boat ciò che possiedono per poterlo vendere a pochi dollari ai passeggeri della nave. O semplicemente anche per scambiarlo con capi di abbigliamento o altro che possa loro servire.
Assaporo questa visione nella sua semplicità ed unicità. L’impatto cromatico è assolutamente meraviglioso. Il bianco quasi accecante della nave e la modernità dei suoi mezzi si frappongono al marrone scurissimo della pelle di queste persone ed al legno delle loro semplici canoe. Il tutto contornato dallo splendore dell’azzurro del mare e del cielo, e dal verde lontano e sgargiante della vegetazione rigogliosa della vicina costa.

Spiaggia di Nosy Be

Spiaggia di Nosy Be

Ci sono tanti bambini su quelle canoe, maschietti e femminucce di ogni età. Ti fissano curiosi con quegli occhi grandi, profondi ma luccicanti, di un bianco sgargiante e pieno di vita. Sono gli stessi occhi che non dimenticherò mai ripensando al giorno in cui mi trovavo a mangiare in una grande capanna, nella quale era stato allestito un rudimentale servizio catering per fornire il pranzo ai visitatori da parte dell’agenzia turistica locale.
Quel giorno, quelle decine di sguardi e di stomaci affamati, paralizzati e silenziosi intorno ai nostri tavoli, erano pesati come macigni sulle nostre teste e sulle nostre coscienze.

Benvenuti tra le pagine del mio diario di viaggio!   

Potranno sembrarvi un po’ vintage in alcuni casi, e sicuramente troverete cose di cui parlo che sono cambiate nel tempo.
Ma ci sono luoghi, viaggi ed esperienze che mi piace ricordare così.
Buona lettura!

Francesco Lasciate un commento, ditemi se siete già stati in questo bellissimo Paese e cosa ne pensate.

 

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