MAROCCO
PHOTO DIARY
C’è solo una cosa che non riesco a farmi piacere della “Città rossa”, e cioè la continua, estenuante pressione dei venditori ambulanti e degli sciami di bambini locali che ti propongono o ti chiedono qualsiasi cosa mentre cammini.
Credo che se non fosse per questo dettaglio Marrakech meriterebbe, per il suo fascino a dir poco disarmante, un posto di tutto rispetto nei luoghi da visitare almeno una volta nella vita.
E’ una città dove trovare un po’ di pace e silenzio è una vera e propria impresa, ma non si può fare a meno di girare senza meta tra i suoi suq a fare acquisti. Tra l’altro facendolo in mezzo a decine di motorini che ti sfrecciano a pochi centimetri, o a muli ai quali devi dare precedenza se non vuoi fare discussione coi loro proprietari.
I suq sono l’anima di Marrakech e delle molte altre città che popolano questa terra. Una terra la cui catena montuosa dell’Atlante ha dato il nome all’oceano che si estende infinito dalle sue coste fino alla linea dell’orizzonte. Un luogo dove la vita commerciale e artigianale si risveglia ogni giorno da centinaia di anni ininterrottamente. Un vero e proprio labirinto di vicoli piccoli, medi e grandi, con negozi e bancarelle dislocate a destra e a sinistra. Stracolmo di spezie profumate, tappeti dai colori meravigliosi, variopinte lampade etniche in ferro battuto che sembrano avere un’anima propria, e tuniche tradizionali, chiamate in lingua locale djellaba. Un dedalo dove la cosa più importante da ricordare è che si deve sempre mercanteggiare prima di completare un acquisto se si vuole veramente assaporare la cordialità locale.
Solo dormendo o isolandosi in un riad, le tipiche case marocchine a forma quadrata che si sviluppano in verticale, ci si può estraniare da questo frullatore. Questo perché di colpo ci si ritrova avvolti in una nuova atmosfera, nella quale magicamente il caos ed il frastuono della medina di colpo svaniscono e si entra in una bolla di tranquillità e serenità notturna che contrasta con tutto ciò che accade fuori.
Venditori e incantatori di serpenti in Piazza Jemaa el-Fnaa
Ma è proprio col calare del sole e con l’approssimarsi dell’oscurità che la Piazza Jemaa el-Fnaa, la più importante della città, cambia volto e rinnova il suo indiscusso potere. Un momento magico fatto di luci intermittenti, musiche di incantatori di serpenti, voci di commercianti urlanti e richiami alla preghiera del muezzin che si mischiano con il profumo di tè alla menta, scimmiette e tatuaggi all’hennè. Uno spettacolo da gustare dall’alto delle terrazze, con il tramonto e la moschea della Kutubiyya sullo sfondo ad ammaliare nel suo splendore serale.
La piazza Jemaa el-Fnaa è il fulcro attorno alla quale si sviluppa la città vecchia e può essere considerata il centro vitale della città.
Il suo aspetto muta durante la giornata con il passare delle ore. Di mattina e pomeriggio è sede di un vasto mercato all’aperto, pieno di bancarelle che vendono le merci più svariate (stoffe, frutta secca, datteri, spremute d’arancia e persino uova di struzzo) e di banchetti di professionisti e artigiani dediti alle attività più svariate.
Verso sera molte delle bancarelle si ritirano, e al loro posto appaiono tavole e panche per mangiare cibi preparati al momento, e lentamente arrivano musicanti e cantastorie. Molte attività sono indirizzate ai turisti, ma la piazza è vissuta soprattutto dagli abitanti stessi, che amano mantenere inalterate le loro tradizioni ed abitudini.
Moschea di Hassan II a Casablanca
Il Marocco è la terra delle vivaci piazze e strade di Marrakech, di quelle ricche di storia di Rabat, della fresca area costiera di Essaouira e della claustrofobica Casablanca, dove si erge la grande moschea di Hassan II. Il Marocco è un Paese dove nessuno rispetta le precedenze e tutti abusano del clacson quando sono alla guida. La patria delle farmacie berbere, dove puoi trovare qualsiasi prodotto miracoloso a base di hargan per ogni tipo di problematica psicofisica che tu possa avere. E’ la terra del cuscus, della pastilla e del tajin, da mangiare rigorosamente senza posate ma accompagnando i bocconi alla bocca con del buon pane tradizionale.
Il Marocco, dove il francese e l’inglese si mischiano all’arabo e al berbero, e dove la chiave per aprire ogni porta è ricordarsi la parola shukran, che significa semplicemente grazie.
Benvenuti tra le pagine del mio diario di viaggio!
Potranno sembrarvi un po’ vintage in alcuni casi, e sicuramente troverete cose di cui parlo che sono cambiate nel tempo.
Ma ci sono luoghi, viaggi ed esperienze che mi piace ricordare così.
Buona lettura!
Lasciate un commento, ditemi se siete già stati in questo bellissimo Paese e cosa ne pensate.
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