GIORDANIA

PHOTO DIARY

Novembre 2006, rovine di Petra, Aqaba, Giordania

In Giordania, in un angolo di Medio Oriente, esiste un luogo antico come il tempo, una delle città più stupefacenti ed incredibili che il connubio tra natura e uomo abbiano mai creato.
E’ un sito archeologico dove gigantesche montagne dalle tonalità rossastre, manifestazioni di una natura selvaggia ed unica, ed imponenti mausolei, rappresentazioni della caparbietà e delle stupefacenti abilità dei nostri antenati, sono sopravvissuti nei secoli agli uomini e alla natura.
E non chiedono altro che essere letteralmente divorate con gli occhi.

La Giordania purtroppo è un Paese poco conosciuto, di cui effettivamente non si parla molto. E’ avvolto in un contesto socio politico dove stati come Israele o l’Arabia Saudita la fanno da assoluti padroni. Inoltre, pochi sanno chi sono i Nabatei, un’industriosa popolazione si origine araba che trasformò più di 2.000 anni fa la nuda roccia in uno snodo cruciale tra Oriente e Occidente.

Mi sono svegliato stamattina con la consapevolezza che avrei realizzato un sogno. Ma di quelli speciali, che si avverano una sola volta e rimangono stampati per sempre nella memoria. Perché sapevo che dal primo all’ultimo momento di quella lunga giornata avrei immortalato ogni istante ed ogni passo nella mia mente, e da lì non sarebbe mai più stato possibile cancellarli.

Non bastano poche righe per poter elencare le sensazioni che un’escursione a Petra può generare, perché ci si potrebbe dilungare per ore solo descrivendo nei minimi particolari i dettagli del percorso che bisogna percorrere per raggiungerla.

Facciata del Khasneh al Faroun al termine del Siq

Facciata del Khasneh al Faroun al termine del Siq

Giunto a destinazione, una delle cose che ho apprezzato fin da subito è il divieto di accesso al sito per qualsiasi veicolo a motore. Bisogna camminare abbastanza, ma si può anche affittare un cavallo o un mulo, un dromedario, o una pittoresca carrozza.
Questi animali conoscono la strada a memoria, sono tutti ammaestrati e condotti da simpatici cammellieri e improvvisate guide locali che parlano tutte le lingue e nessuna.

Mi sono incamminato attraverso il Siq, una gola stretta, incavata tra le ripide ed alte pareti scoscese e lunga più di un chilometro. Sulle orme del famoso archeologo cinematografico Indiana Jones ho percorso quel percorso a serpente tra le montagne, non riuscendo a capire se l’accelerare del battito del mio cuore fosse dovuto alla fatica dovuta al cammino o all’adrenalina che cresceva passo dopo passo.
Gli yalla yalla dei locali che incitavano gli svogliati dromedari al cammino risuonavano intorno a me, avvolgendomi ancora una volta in quell’atmosfera araba tipica che tanto mi appassiona. Una atmosfera fatta di voci lontane di muezzin, profumi penetranti di spezie e ritmi frenetici di danze tribali, di minareti lungo l’orizzonte ed di salam alaicum proferiti sempre e comunque in segno di saluto.

Ho sempre pensato che i dromedari siano creature buffe, con quel loro aspetto dinoccolato e i modi di fare sornioni. Come del resto con tutti gli animali in generale, trovo divertente cercare di interagire con loro, studiarne i comportamenti e soprattutto le reazioni.
Mentre accarezzavo il collo di uno di loro, il suo padrone, Karim, mi ha invitato a non continuare per evitare brutte sorprese, e mi ha offerto sorridendo un baklava, una specie di dolcetto di sfoglia e miele riempito di nocciole e pistacchi.

Il Siq già di per sé è coinvolgente, ma è alla fine di esso che si giunge al Khasneh al Faroun, il Tesoro del Faraone, la cui facciata è incisa nella roccia e si erge per circa 40 metri lungo la parete.
Credo che in nessuna guida o brochure turistica del mondo verranno mai scritte parole sufficientemente coinvolgenti per poter descrivere quello che è veramente la città rosa.
Perché se da un lato Petra è a tutti gli effetti un sito archeologico, con i suoi 800 monumenti, le tombe e i sacrari, i teatri, il Monastero di Al-Deir, le strade e le abitazioni, dall’altro la magia che trasmette da ogni suo scorcio riempie gli occhi e pervade per sempre il cuore del visitatore.

Uno degli scorci più belli delle rovine di Petra

Uno degli scorci più belli delle rovine di Petra

Descritta a pieno diritto come una delle meraviglie del mondo antico, e dal 1985 iscritta alla lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, il Parco Archeologico di Petra rimane uno dei tesori più preziosi di tutta l’archeologia mondiale.

La classica ciliegina sulla torta di questa giornata indimenticabile ha preso forma a fine giornata, all’approssimarsi della via del ritorno.
Ho notato infatti un nugolo di cammellieri e guide locali che mi indicavano sorridendo, richiamando la mia attenzione. Grazie all’intercessione di Karim mi è stato proposto di montare su uno dei cavalli e di uscire dal Siq al galoppo insieme a loro.
Ed è proprio così, esattamente come Indiana Jones, che mi sono lasciato alla spalle quella terra dal valore inestimabile, con la sua eterna eredità dal fascino mistico, leggendario, quasi disarmante.


Petra è il più bel luogo della terra… non per le rovine, ma per i colori delle sue rocce tutte rosse nere con strisce verdi e azzurre. Non saprai mai cos’è Petra in realtà, a meno che tu non ci venga di persona.
– LAWRENCE D’ARABIA

Benvenuti tra le pagine del mio diario di viaggio!   

Potranno sembrarvi un po’ vintage in alcuni casi, e sicuramente troverete cose di cui parlo che sono cambiate nel tempo.
Ma ci sono luoghi, viaggi ed esperienze che mi piace ricordare così.
Buona lettura!

Francesco Lasciate un commento, ditemi se siete già stati in questo bellissimo Paese e cosa ne pensate.

 

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