Vaste brughiere alternate ad acquitrini e piccole vallate boscose.
Questo è il paesaggio delle Baragge piemontesi, che per la loro semplicità di spazi e forme e l’apparire senza confini ricordano per alcuni versi (e con un pizzico di immaginazione) la savana africana.
Nessun leone o gruppo di gazzelle, ma in questo territorio unico a livello naturalistico, fatto dei colori caldi di felci e ginestre, le torri e le mura del Ricetto di Candelo si ergono solide a testimonianza di un’epoca antica, lasciando una traccia indelebile e suggestiva del passato di queste terre.
Torri e mura a guardia della savana
E’ facile raggiungere il Ricetto di Candelo, questo piccolo borgo medievale perfettamente conservato situato poco distante da Biella, a circa 350 metri di quota.
Per chi volesse utilizzare l’automobile le possibilità di parcheggio non sono molte, ma la miglior opzione è sostare vicino alla Chiesa di Santa Maria Maggiore. In questo modo ci si avvicina al borgo a piedi raggiungendo le mura esterne che danno sul pendio rivolto verso il torrente Cervo.
Ed è proprio qui che si può ammirare una delle prospettive più suggestive di questo straordinario complesso fortificato, che sembra quasi fornire un abbraccio avvolgente ai suoi edifici e ai numerosi visitatori che oggi ripercorrono quelle strade.
Percorsi lungo i quali i suoi antichi abitanti contadini traevano protezione, rifugio e sostentamento.
Il Ricetto di Candelo
Un grande granaio fortificato
Ma che cosa è un ricetto?
La parola ricetto significa letteralmente rifugio o ricovero.
Storicamente si tratta di un raggruppamento di case recinte da mura fortificate utilizzato per lo più in Piemonte, che avevano lo scopo di accogliere gli abitanti della campagna nei momenti di pericolo.
In poche parole un grande magazzino fortificato costruito per stipare principalmente vino e granaglie e fornire una valida difesa in caso di attacco o razzie.
Non si conosce esattamente l’anno nel quale il Ricetto di Candelo sia stato edificato. Il primo testo scritto che parla di una struttura ricollegabile risale al 988 d.C., ma sicuramente in epoche successive il borgo ha subito variazioni strutturali che lo hanno portato ad essere come lo possiamo ammirare oggi.
Venne costruito su un terreno di proprietà dei signori locali, i Vialardi di Villanova, per essere poi riscattato dalla comunità locale, e nel 1374 donato ai Savoia, diventando a tutti gli effetti uno dei simboli della fase storica che vede il sorgere in Piemonte di numerosi ricetti tra il XII e il XIV secolo.
Il Ricetto visto dall’esterno
Dentro e fuori le mura
Decido di visitare il ricetto partendo dall’itinerario esterno, al di fuori le mura, in modo tale da osservare la costruzione da ogni sua angolatura, per poi addentrarmi in un secondo momento nella parte interna.
Una volta completato il perimetro accedo al ricetto dall’ingresso principale. E’ sovrastato dalla Torre Porta, la quale difendeva l’unica via di accesso, facilmente richiudibile in caso di pericolo, grazie ad un ingegnoso sistema di ponti levatoi.
La pianta pentagonale del borgo ha un perimetro di circa 500 metri, con una larghezza massima di circa 110 metri per 120 di lunghezza.
Mi trovo di fronte subito ad un insieme di edifici in pietra a due piani, la maggior parte dei quali sembrano vuoti o non utilizzati dall’esterno. Alcuni sono stati trasformati in piccoli negozi di souvenir, laboratori artigianali o ristorantini dove poter gustare piatti tipici locali come il salame d’la doja, i dolci croccanti del Ciavarin o la paletta candalese, un salume di suino sgrassato, salato e massaggiato manualmente.
Parlando con uno dei proprietari scopro che parecchi sono locali privati dove ci si ritrova per celebrare piccoli eventi, cene o per suonare.
In alcuni, sapientemente restaurati, si possono trovare ancora le antiche botti per immagazzinare il vino o le macine per produrre la farina.
I sottotetti e le soffitte sembrano tutti inutilizzati e disabitati, se non si considerano come abitanti veri e propri i piccioni che svolazzano tra una trave e l’altra. Molti dei bellissimi archi di pietra dei portoni sono ancora perfettamente conservati, altri sono stati sostituiti per gli ovvi problemi di cedimento dovuti al trascorrere del tempo.
Tra le rue del Ricetto
L’edificio che maggiormente mi colpisce per dimensioni è la Casa o Palazzo del Principe, costruita da Sebastiano Ferrero, feudatario di Candelo dal 1496, mentre di tutto il sistema difensivo la Torre Ovest, denominata convenzionalmente la “torre della gogna”, è quella più slanciata. Dalla Torre Sud invece si può godere del fantastico panorama delle campagne circostanti e dei tetti del ricetto.
Al fine di tutelare il patrimonio storico e architettonico del ricetto, l’Amministrazione Comunale ha creato un Sistema Museale Integrato, che include il Museo della Vitivinicoltura, l’Archivio Storico del Comune, il Centro di Documentazione dei Ricetti piemontesi, la biblioteca e la Sala delle Cerimonie.
Le cinque strade acciottolate principali, dette rue, si intersecano tra loro perpendicolarmente come un piccolo labirinto, e passo dopo passo non posso fare a meno di immergermi nell’atmosfera medievale che riecheggia silenziosa tra queste pietre.
Il Palazzo del Principe e le Torri Sud e Ovest
La magia del ricetto
E’ soprattutto col calare del sole che ogni angolo e scorcio di questo luogo assume una connotazione magica e quasi fiabesca. E’ il momento migliore per sedersi in silenzio ad ascoltare il richiamo delle civette nascoste tra le travi dei tetti, o per osservare le ombre che si allungano ed i giochi di luce generati dalla lampade accese.
Ed è inoltre il momento per poter scambiare due parole in tranquillità con coloro che qui lavorano e vivono ogni giorno.
Mastri artigiani hanno infatti qui la loro piccolo bottega o suggestivi e variopinti laboratori, dove quotidianamente diffondono il loro antico sapere per il diletto dei visitatori curiosi.
Ma non sono solo questi gli incontri che si possono fare tra queste mura. Con un po’ di fortuna infatti, soprattutto nelle serate autunnali (quando i visitatori sono pochi e un filo di nebbia avvolge tutto) ci si può imbattere anche in volpi e falchi che cacciano colombi o roditori.
Una cornice ideale
Membro a pieno titolo dei borghi più belli d’Italia, il Ricetto di Candelo è lo scenario perfetto per grandi eventi, una meta ambita per celebrare matrimoni o particolari festività. E ciliegina finale sulla torta, un vero e proprio set cinematografico autentico per sceneggiati o film d’epoca in costume.
Negli ultimi due anni ha subito, come ogni luogo o località turistica, il contraccolpo negativo del Covid-19, ma presto ci si augura potrà nuovamente ospitare eventi come Candelo in fiore, Vinincontro e Artigiani d’Italia, e divenire nuovamente la cornice ideale per una ricca offerta culturale di visite guidate, itinerari tematici e laboratori didattici per adulti e bambini.
Puoi scoprire il ricco programma delle iniziative grazie al Calendario eventi del quale allego il sito:
www.ricettodicandelo.it/news
Fatti una passeggiata anche tu tra le strade del Ricetto di Candelo, lascia un commento al mio articolo e raccontami le sensazioni e le emozioni che ti ha suscitato.
Tramonto al Ricetto
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