- Orgosolo e i suoi murales
– Un murales ogni venti abitanti - I Mamuthones di Mamoiada
– Il Museo delle Maschere Mediteranee - Il sito archeologico “Su Nuraxi” (Il Nuraghe) di Barumini
- Informazioni pratiche
Pensi alla Sardegna ed ecco che le prime cose che ti passano per la mente sono il mare, le spiagge e la vita notturna.
E questo è normale, visto che la Sardegna può vantare di avere, tra tutti i suoi fiori all’occhiello, un mare meraviglioso.
Ma si sa che le radici, le tradizioni e gli scorci più belli di questa regione si trovano nel suo interno. Nel cosiddetto entroterra sardo, sicuramente meno conosciuto dal turismo di massa, ma molto suggestivo e dotato di un’anima e di un’identità culturale che lo rendono unico al mondo.
Esplorare in auto senza una meta precisa questo territorio montagnoso ed in parte selvaggio, cercando di raggiungere i piccoli borghi arroccati sulle aspre montagne, è un’esperienza bellissima che ti pervade di un senso di assoluta libertà.
Ci sarebbero mille cose di cui parlare, ma ho scelto tre tappe di questo viaggio che meglio di altre rappresentano per me la Sardegna autentica, quella da ammirare e vivere con un occhio ed un approccio differente da quello più classico.
Colline e vigneti in Barbagia e rovine medievali a Las Plassas
Orgosolo e i suoi murales
Raggiungo Orgosolo attraversando una zona collinare della Barbagia, a pochi chilometri di distanza da Nuoro. E’ un territorio di estrema bellezza, soprattutto grazie ai colori autunnali che trasformano le pendici delle colline e i prati in vere e proprie opere d’arte. Le vigne, le fattorie e muretti in pietra fanno da contorno ad una serie di tornanti che improvvisamente conducono in una ampia vallata sulla quale il piccolo paese sardo si allunga silenzioso.
E’ un territorio antico, abitato già in epoca remota come dimostrano alcune aree archeologiche, le domus de janas, le tombe dei giganti e i nuraghi di Su Calavriche, Mereu e Gorropu.
Diventa però famoso alla fine dell’Ottocento per via dei numerosi episodi di banditismo, tanto che il regista Vittorio De Seta, nel suo film del 1961 “Banditi a Orgosolo”, descrive la lotta contadina e pastorale per la difesa delle terre contro gli espropri e i soprusi statali.
Camminando nel cuore di Orgosolo
Un murales ogni venti abitanti
La caratteristica principale, che ha reso questo paesino di 4.000 abitanti una destinazione famosa in tutto il mondo dal punto di vista turistico, sono le decine di murales dipinti sulle facciate delle case, dei negozi e sulle rocce. Dipinti murali che raffigurano elementi, persone, luoghi appartenenti alla cultura sarda e non solo con un alto contenuto sociale, politico ed etico.
Trovo che sia veramente notevole il potere evocativo di molti di essi. Grazie ai testi e alle immagini forti che li contraddistinguono hanno la capacità di creare spunti di riflessione ed interesse in tutti i visitatori.
Murales a Orgosolo
I Mamuthones di Mamoiada
Lasciato Orgosolo raggiungo facilmente un altro piccolo borgo, Mamoiada, che si trova a poca distanza.
Mi trovo a 650 metri di altitudine, a nord del famoso massiccio del Gennargentu.
E’ un paesino ricco di storia ed elementi legati alla cucina e all’artigianato sardi, ma le due cose che lo rendono speciale sono la tradizione carnevalesca e il Museo delle Maschere Mediterranee.
Il Carnevale è una delle più antiche celebrazioni popolari dell’isola ed attrae turisti dall’Italia e dal resto del mondo. La prima sfilata delle maschere tradizionali è il 17 gennaio per i fuochi di sant’Antonio abate, e segna l’inizio del carnevale attraverso i riti propiziatori dei rioni storici attorno ai falò.
Perché è così famoso?
Ma perché ha per protagoniste due maschere uniche, quella dei grotteschi Mamuthones e quella degli Issohadores.
I Mamuthones sono uomini dal viso ricoperto con una maschera nera in legno pregiato (viseras), dai tratti marcati e dai rozzi lineamenti, vestiti col pellicce ovine scure e con niente meno che trenta chili circa di campanacci appesi alla schiena (sa carriga).
Gli Issohadores invece sono uomini vestiti in corpetto rosso e maschera bianca che scortano i Mamuthones. Con dei lacci catturano gli spettatori, in genere autorità locali o giovani donne del pubblico in segno di buon auspicio.
Il loro nome viene appunto da soha, la fune con cui prendono a lazo coloro che intorno ammirano la sfilata, una danza ancestrale in cui i Mamuthones procedono con passo cadenzato generando suoni frastornanti.
Mamuthones e Issohadores
Il Museo delle Maschere Mediterranee
Da buon appassionato di maschere dedico una parte del pomeriggio alla visita del museo. Scopro, grazie ad un video esplicativo ed ai perfetti manichini che indossano le maschere e i costumi originali, dettagli legati alle tradizioni dei travestimenti tipici delle comunità agropastorali di Mamoiada, di tutta la Sardegna e di molti altri Paesi affacciati sul Mar Mediterraneo.
In realtà il museo non è molto grande, ma le maschere hanno decisamente tutte un grande fascino.
Molte di loro sono abbastanza tenebrose, bisogna ammetterlo, e inserite in un contesto notturno, illuminato solo dalle luci del falò o da quella della luna, credo riescano ad assumere un aspetto decisamente inquietante.
Sono tutte simboli di riti e leggende antiche legati al mondo rurale e pastorale sardo e mediterraneo.
Sfaccettature di un mondo lontano che sopravvive e perdura grazie al carnevale ed al lavoro artigianale di coloro che ne mantengono vivo il ricordo.
La prima sala dedicata alle maschere sarde
Il sito archeologico “Su Nuraxi” (Il Nuraghe) di Barumini
I nuraghi simboleggiano quella che è l’eredità storica e il passato archeologico più antico della Sardegna, e “Su Nuraxi” è considerato l’esempio più rappresentativo.
In generale i nuraghi sono costruzioni in pietra di forma troncoconica presenti con diversa concentrazione in praticamente tutta la regione. Alcuni sono complessi e articolati, dei veri e propri castelli con una torre più alta che in alcuni casi raggiungeva un’altezza tra i venticinque e i trenta metri, in altri casi si tratta di resti di antiche abitazioni e piccole fortificazioni.
Attualmente ne rimangono in piedi circa settemila sparsi un po’ su tutta l’isola, mediamente uno ogni 3 km².
“Su Nuraxi” si trova nel territorio di Barumini, e, proprio per la sua unicità, è stato inserito nel 1997 nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
“Su Nuraxi”
Raggiungo Barumini a metà mattina. La giornata purtroppo promette pioggia e non ci sono molti visitatori. Mi unisco ad un gruppo di altre 4 persone e inizio la visita guidata al nuraghe con una guida della Fondazione locale, Fabrizio, che si dimostra subito molto simpatico e competente.
Il sito comprende l’esemplare meglio conservato di tutti i nuraghi sardi, e Fabrizio fin da subito richiama l’attenzione del gruppo a come una comunità preistorica così antica sia stata in grado di utilizzare in modo creativo, efficace ed assolutamente innovativo i materiali e le tecniche costruttive dell’epoca.
Il sito è stato portato alla luce negli anni cinquanta e testimonia una stratificazione urbana e culturale durata circa duemila anni, dalla costruzione, iniziata nel XIV secolo a.C., fino all’epoca tardo romana (VII secolo d.C.).
Mappa del sito archeologico
Rimango affascinato dall’imponenza di questo esempio perfetto di architettura in pietre, composto da un bastione di quattro torri angolari più una centrale, alta circa 18 metri dalla quale si ha un’ampia visuale su quello che doveva essere il villaggio. All’interno della torre centrale, si può raggiungere il cortile a mezzaluna con un pozzo profondo 20 metri, ma la parte più emozionante della visita rimane senz’altro l’esplorazione dell’interno dei cunicoli di collegamento e delle torri.
La visita dettagliata di ogni sua area e le spiegazioni di Fabrizio mi permettono di scoprire aneddoti, leggende, usi e costumi dell’antico popolo che viveva in Sardegna ancora prima che in altre aree europee iniziassero le prime forme di civiltà.
All’interno della torre principale
Informazioni pratiche
Tutte e tre le località sono facilmente raggiungibili in auto da Cagliari percorrendo la S.S. 131 in direzione Nuoro.
Per godere al meglio dei murales di Orgosolo conviene parcheggiare lungo una delle strade esterne che collegano il centro, per proseguire poi a piedi.
Il costo del biglietto di entrata al Museo delle Maschere Mediterranee è di 5 Euro per gli adulti, mentre il ridotto 3 Euro. Per gli orari o maggiori dettagli rimando al sito:
www.museodellemaschere.it
Per visitare il sito archeologico di “Su Nuraxi” è necessario acquistare un biglietto al prezzo di 14 Euro dal momento che le visite sono tutte guidate per motivi di sicurezza. Tendenzialmente le visite guidate partono ogni 30 minuti e gli orari di apertura sono vincolati al periodo stagionale e al tramontare del sole.
All’escursione, della durata di circa un’ora, possono essere aggiunte le visite al Centro Giovanni Lilliu, creato per migliorare i servizi culturali e turistici del territorio, e al Polo Museale “Casa Zapata”. Quest’ultimo contiene una sezione archeologica legata al nuraghe, una storica che racconta della famiglia aragonese Zapata e una Etnografica sulle tradizioni locali.
Per ogni informazione più dettagliata rimando al sito:
www.fondazionebarumini.it
“Su Nuraxi” durante la visita guidata
In conclusione, questi sono i tre luoghi della Sardegna che ho scelto per rappresentare il suo lato meno famoso e conosciuto.
Lascia un commento se ti fa piacere e fammi sapere quali sono invece i tuoi.
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