Dagli ultimi dati sembra ormai abbastanza evidente che molti viaggiatori stranieri abbiano scelto l’Italia come destinazione per le loro vacanze estive.
Nonostante l’ansia e le ancora ovvie preoccupazioni che un viaggio in questo periodo possono generare, pare infatti che ci sia la diffusa consapevolezza che non possa esserci un anno migliore del 2021 per godersi a pieno di tutte le meraviglie e le unicità che le città d’arte italiane sono in grado di offrire.
Europei ed americani, in virtù delle riaperture delle frontiere territoriali, hanno ricominciato a prenotare per trascorrere le vacanze in Italia, e principalmente scegliendo le splendide Roma, Venezia e Firenze.
La voglia di viaggiare e di tornare alla normalità si sta facendo sempre più forte ovunque, e l’Italia è da sempre una delle terre al mondo più desiderate. Il classico luogo da visitare almeno una volta nella vita!
E naturalmente da rivisitare, perché c’è sempre qualcosa da vedere o riscoprire.
Le tariffe particolarmente vantaggiose e la flessibilità sulle prenotazioni, unite alla purtroppo sempre presente incertezza sulla ripresa dei viaggi intercontinentali verso destinazioni più esotiche, stanno ovviamente contribuendo alla ripresa del settore turistico del Bel Paese, e ad una sorta di riscoperta del Grand Tour.
Roma, Venezia e Firenze
Che cos’è il Grand Tour?
Il Grand Tour era una sorta di pellegrinaggio, un lungo viaggio intrapreso dai giovani rampolli ricchi dell’aristocrazia europea che a partire dal XVII secolo diventa uno strumento fondamentale per perfezionare il proprio sapere e crescere come persona.
Dalla durata indefinita, aveva generalmente come destinazione l’Italia. Inizialmente effettuato da appassionati d’arte, diventa nel corso del tempo un vero e proprio rito di passaggio e di iniziazione.
Un viaggio nella “vecchia Europa” e in Italia offriva a quei giovani nobili non solo l’opportunità di ammirare alcuni dei capolavori artistici ed architettonici più celebri al mondo, ma dava loro l’opportunità di vivere un’esperienza inebriante e ammaliante composta di persone, paesaggi, suoni e sapori.
Ed oggi, in questa incerta estate del 2021, sono in molti a voler riscoprire questo tipo di approccio al viaggio, esplorando le più importanti città d’arte italiane. Un’occasione per potersi meglio concentrare su tutti quei dettagli ed elementi che in altri momenti e periodi sarebbero potuti passare inosservati, ma che dopo un anno di restrizioni, chiusure e sacrifici sono diventati elementi sempre più importanti di un viaggio ideale.
E mi riferisco a tutto quell’insieme di esperienze ambientali, culinarie e sociali che fanno da contorno alla maestosità e storicità di luoghi e monumenti.
Fontana di Trevi a Roma
Le origini
La parola turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici hanno avuto origine proprio dal Grand Tour. Questo termine, coniato da Richard Lassels durante la sua esperienza in Italia nel 1670, inizia a riferirsi al viaggio di una élite nord europea, principalmente britannica, effettuato in Francia, Svizzera e soprattutto Italia. Il suo obiettivo primario era permettere alla nobiltà di entrare in contatto con la cultura classica, ed il fenomeno tocca il suo apice nei secoli XVII e XVIII.
Durante il Grand Tour, i giovani viaggiatori imparavano a conoscere la cultura, l’arte e le antichità dei Paesi che visitavano, unendo l’apprendimento e lo studio a passatempi meno culturali ma ugualmente formativi.
A mio avviso rappresenta un’invidiabilissimo strumento di formazione personale ed apprendimento, ma sfortunatamente solo le persone ricche potevano permetterselo. Poteva infatti durare da pochi mesi a svariati anni, quindi richiedeva tempo e risorse non indifferenti.
Ciò nonostante il Grand Tour rimane a tutti gli effetti il primo esempio documentato di turismo di massa, il precursore delle migrazioni stagionali dai Paesi del Nord Europa verso i caldi mari e il sole mediterraneo.
Non esistono ovviamente numeri certi, ma pare che circa 100 mila giovani inglesi e svariate migliaia di tedeschi, russi e scandinavi abbiano completato un Grand Tour, e c’è stato un momento durante il XVII secolo che la formazione culturale di un nobile o di uno scrittore non poteva ritenersi completa senza di esso.
Vernazza, Cinque Terre
Le tappe del Grand Tour, il perché dell’Italia
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Un uomo che non sia stato in Italia sarà sempre cosciente della propria inferiorità, per non avere visto quello che un uomo dovrebbe vedere.
– SAMUEL JOHNSON
Grazie alla sua eredità derivante dai periodi greco e romano e dai suoi monumenti, l’Italia diviene fin da subito il Paese più popolare da visitare.
In Italia si poteva venire a contatto con il mondo antico, ma anche con le opere dei grandi maestri rinascimentali e con quelle del periodo neoclassico. Durante il viaggio i giovani potevano visitare antiche rovine e siti archeologici, ed acquistare opere d’arte e cimeli a seconda delle loro capacità finanziarie.
In particolar modo gli inglesi erano attratti dalle antichità italiche, e bramavano dal desiderio di vedere coi loro occhi storici monumenti come il Colosseo a Roma, meraviglie naturalistiche come le eruzioni del Vesuvio a Napoli, romantiche ambientazioni come quelle di Venezia e Verona.
Ponte di Rialto a Venezia
Le grandi città d’arte erano diventate la meta ambita per migliaia di persone ardimentose di intraprendere il loro viaggio culturale.
Ma non solo le città, dato che una delle tappe più importanti era la Sicilia, terra di vulcani e tesori greci e barocchi di straordinaria bellezza e valore.
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La Sicilia è il puntino sulla i dell’Italia, […] il resto d’Italia mi par soltanto un gambo posto a sorreggere un simil fiore.
– FRIEDRICH MAXIMILIAN HESSEMER
La Sicilia offriva la possibilità di studiare la lingua, la cultura e l’arte greca senza dover andare in Grecia, all’epoca soggiogata al dominio turco.
La cattedrale di Noto, in provincia di Siracusa
Aneddoti e curiosità
Come è ovvio pensare, intorno agli aspetti più culturali ruotavano una serie di elementi che andavano a rendere il Grand Tour un’esperienza unica ed indimenticabile.
Era una sorta di sfida verso l’ignoto, dove i giovani si cimentavano per arricchire la loro formazione sulle più svariate discipline, dalla mineralogia alla botanica, dalla pittura all’idraulica. Era diventato una sorta di mania, una febbre di libertà e conoscenza che richiedeva anche una preparazione adeguata e svariate componenti.
Spesso avveniva in compagnia di illustri ma squattrinati precettori, e richiedeva una serie di norme di sopravvivenza, precauzioni, scelte di abiti e accessori. Prevedeva inoltre una minuziosa scelta di percorsi, locande e mezzi di trasporto. I più ricchi viaggiavano su carrozze private, venivano accompagnati da servitori in grado di capire le lingue mediterranee e in alcuni casi da accompagnatrici che avrebbero reso il viaggio più “rilassante”, mentre per i meno ricchi le carrozze erano quelle pubbliche. Le potremmo paragonare a stipati autobus o ad intasati voli low cost, con l’inconveniente che quei viaggi duravano settimane e non poche ore.
Problemi fisici dovuti ai lunghi periodi di immobilismo o guasti meccanici ai mezzi erano all’ordine del giorno. Un forte temporale era sufficiente per rendere il viaggio un incubo, e spesso si dovevano condividere giorni di viaggio con persone poco piacevoli.
Fori Imperiali a Roma
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